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FIFO Sanità: Payback fortemente vessatorio, a rischio migliaia di imprese e posti di lavoro

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Riem: “Valutiamo class action contro il Governo, così la Sanità va al collasso”

Il Governo in carica per il disbrigo degli affari correnti conferma, aggravando, il payback sui Dispositivi Medici, e obbliga le aziende del comparto Sanità a rimborsare il 50% delle spese effettuate in eccesso dalle Regioni. Per la Federazione Italiana Fornitori Ospedalieri, aderente a Confcommercio Imprese per l’Italia, è una pratica ingiusta che mette a rischio la tenuta delle pmi del settore, compromettendo il Sistema Sanitario Nazionale.

Roma, 25 agosto 2022 – L’attuale normativa sul payback, già in vigore dal 2015, è stata aggravata dal Governo uscente con il Decreto Aiuti bis. Tale sistema, ancora inattuato, ha l’obiettivo di contenere la spesa pubblica del SSN obbligando le imprese fornitrici di Dispositivi Medici a rimborsare il 50% della spesa effettuata per il loro acquisto in eccesso dalle Regioni.

FIFO Sanità, in rappresentanza delle proprie Asfo regionali, esprime grande preoccupazione per l’approvazione di tale normativa che mette a rischio il tessuto dei fornitori ospedalieri, composto nel 95% da micro, piccole e medie imprese, con oltre 100mila lavoratori coinvolti. Pur ritenendo assolutamente corretto il fine ultimo del contenimento della spesa pubblica, la Federazione considera ingiusto e assolutamente vessatorio il provvedimento del payback che, di fatto, deresponsabilizza gli amministratori pubblici e penalizza fortemente i produttori e distributori di dispositivi medici.

I contratti di forniture di DM vengono stipulati al termine di procedure di gara che hanno già l’obiettivo, tra gli altri, di contenere i costi della spesa pubblica. La restituzione del 50% della spesa alle Regioni risulta essere un fattore di assoluta criticità economico-finanziaria per le piccole e medie imprese, le quali non possono sottrarsi dall’eseguire o interrompere le forniture di beni o servizi, una volta risultati aggiudicatari di una gara pubblica.

Solo per il quinquennio 2015-2020, qualora si rendesse attuativo il payback per i DM, con le integrazioni volute dal Decreto Aiuti bis, le aziende dovrebbero restituire in media somme pari a metà del proprio fatturato annuo (circa 3.6 miliardi di € in totale), con ingenti difficoltà fiscali, trattandosi di bilanci già depositati, e con modalità fortemente vessatorie che prevedono anche la compensazione dei crediti vantati dalle imprese fornitrici nei confronti delle Aziende Sanitarie.

Lo stesso tetto di spesa nazionale, previsto nella misura del 4,4% rispetto al totale della spesa pubblica annua, danneggia ulteriormente il comparto sanitario che, in media, necessita di una spesa media annua del 6,6% sulla spesa pubblica.

“Come Federazione che rappresenta le pmi in Sanità – dichiara il presidente di FIFO, Massimo Riem – siamo assolutamente d’accordo a perseguire una spesa pubblica razionale e oculata. Ma questo obiettivo non può passare per una deresponsabilizzazione degli amministratori e un tracollo del tessuto delle pmi italiane. Con l’attuazione del Decreto Aiuti, senza alcuna revisione al payback, centinaia di aziende saranno costrette a chiudere, con la conseguente perdita di migliaia di posti di lavoro. Tutto ciò, poi, potrebbe tradursi in una mancanza di forniture di dispositivi medici essenziali per la cura dei pazienti, e dei servizi di assistenza tecnica agli ospedali, la cui importanza si è evidenziata durante la recente pandemia. È folle che un Governo dimissionario attui una normativa così penalizzante per le imprese in questo periodo storico. Da anni ribadiamo la non applicabilità di questa normativa, posizione condivisa anche da vari esponenti politici. Chiediamo, pertanto, un confronto urgente con le Istituzioni per definire insieme una strategia alternativa, altrimenti saremo costretti ad intentare un’azione legale per tutelare aziende e lavoratori che, con enormi sacrifici, negli ultimi due anni hanno contribuito ad uscire dall’emergenza pandemica”.

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